Ma cos’è questa moda della Resilienza?

resilienza

Resilienza: quante volte l’abbiamo sentita nominare in questi giorni?

Mai come in questo periodo sentiamo parlare di resilienza economica, scolastica, psicologica…

E mai come in questo periodo di pandemia è azzeccato chiamarla in causa per spiegare quello che sta succedendo e come stiamo affrontando l’emergenza.

Ma cos’è davvero la Resilienza?

La resilienza esiste da sempre ed è un concetto preso a prestito (e mai più restituito) dalle scienze dei materiali, che significa “saltare indietro”.

In pratica, si tratta della capacità di un certo materiale di resistere agli urti senza danneggiarsi in modo irreversibile.

È interessante notare come questa parola arrivi da un mondo tecnico, che possiamo intendere anche un po’ ‘freddino‘, e sia diventata parte di un vocabolario emozionale, spirituale e psicologico.

In molte correnti di pensiero, la resilienza indica la capacità di piegarsi senza spezzarsi, ovvero di resistere agli eventi negativi che la vita ci mette davanti senza perdere la capacità e la volontà di andare avanti.

La resilienza spirituale è legata soprattutto all’oriente ed è un concetto molto, molto antico. A tal proposito mi viene in mente una delle massime di Lao Tzu, a cui è attribuita la nascita del taoismo che dice proprio così:

“Impara a scrivere le tue ferite sulla sabbia e a incidere le tue gioie nella pietra”.

Questa frase, che probabilmente risale al IV secolo a.C. contiene un insegnamento di persistenza, di elasticità e di forza d’animo, in una parola, di resilienza.

E lo stesso accade in psicologia, dove la resilienza indica la capacità di non mollare di fronte alle difficoltà che la vita ci pone davanti.

Chi è la persona resiliente?

I soggetti in assoluto più resilienti in genere sono i bambini piccoli.

Sì, perché di fronte a dei traumi, i bambini riescono comunque a ‘tenere duro‘, sfruttando appieno, anche se in modo non consapevole, tutte le loro risorse psicologiche.

Attenzione ai sinonimi, qui non si tratta di ottimismo

L’invito è di fare attenzione, perché posto che la resilienza è una parola dal carattere positivo, questo non significa alterarne il significato, come spesso succede.

La resilienza non è ottimismo.

A differenza di quest’ultimo, la resilienza non fa previsioni rosee future.

Al contrario!

La persona resiliente vive nel qui e ora una situazione difficile e problematica senza farsi travolgere da essa.

E ora la domanda che molti si stanno facendo in questi giorni…è qualcosa che si impara?

Potenzialmente è alla portata di tutti!

Questo perché la resilienza è frutto dell’esperienza.

In linea teorica, infatti, quando ci troviamo in difficoltà, la resilienza è lì pronta a fiorire.

Tuttavia, è solo attraverso un processo di consapevolezza dei propri punti di forza che si impara ad “usarla”.

Facciamo un esempio pratico: mentre un bambino mette in moto la resilienza in modo istintivo, per un ragazzo e quindi anche per un adulto non basta trovarsi in una situazione difficile.

È necessario avere, come si usa spesso dire, un “carattere forte”.

Il che, in psicologia e in questo contesto, significa avere profonda conoscenza e stima di se stessi.

Molte volte, nel modo della scuola così come nel mondo del lavoro, uno studente o un lavoratore raggiunge i suoi obiettivi semplicemente se non ha mollato.

Se ha creduto nelle proprie potenzialità e, in definitiva, se si è voluto bene tanto da regalarsi un proprio sogno.

Quest’ultimo può essere qualcosa che la nostra società considera grande (un lavoro prestigioso, ottime medie nei voti scolastici) ma anche, semplicemente, decidere chi si vuole essere per stare bene.

In questo contesto la scuola, gli insegnanti, gli educatori e i genitori possono e devono fare molto.

Se questi seminano fiducia, fierezza e passione nei giovani ragazzi, allora la resilienza può manifestarsi.

In sostanza?

Chi ce la fa (nella vita) non è colui che è più intelligente ma chi è più resiliente.

A InStudio valutiamo da tempo la resilienza

Nel nostro centro educativo la valutazione della resilienza è una prassi alla quale non rinunciamo mai.

I test psicologici che la misurano tengono conto delle abilità cognitive, emotive e comportamentali dei ragazzi.

Spesso notiamo come un punteggio basso nei questionari che misurano la resilienza coincida, spesso, con voti scolastici bassi e desiderio, non convinto e radicato, di cambiare scuola o indirizzo.

Oltre che con una bassa autostima e le relative conseguenze.

Comprendere il livello di resilienza di uno studente ci aiuta a formare un quadro più completo della situazione scolastica e non solo, aiutandoci a scegliere il percorso formativo più adatto, si tratti di supporto scolastico o della proposta di un metodo specifico.

Come il Sistema di Apprendimento Instudio, un metodo da noi brevettato che prende in considerazione lo studente nel suo complesso, inserendolo in un contesto più ampio, dove lo scopo è portarlo a raggiungere un cambiamento efficace e soprattutto duraturo, che ha come conseguenza uno studio autonomo e una maggior consapevolezza di se stesso.

Consapevolezza che in questo contesto può essere vista come una vera e propria porta aperta verso la costruzione di un’attitudine resiliente nei confronti delle difficoltà della vita.

Non riesco a capire una lezione?

Non mollo e non mi abbatto.

Resisto piuttosto, perché sono consapevole che grazie al metodo che ho appreso ora questa lezione posso capirla, posso apprenderla, posso anche interpretarla in modo personale e farla diventare un grande punto di forza personale.

Questa è la base della vera resilienza, che senza la consapevolezza di poter arrivare a tagliare un certo traguardo sarebbe solo resistenza fine a se stessa, sfinente e mai positivamente sfidante.

Ok, è il momento di trarre delle conclusioni.

Questa situazione di pandemia può darci la possibilità di essere resilienti ma, come tutti noi possiamo intuire, non si tratta di un semplice processo di causa-effetto, presenza-conseguenza, se-allora.

Come dice Abby R. Rosenberg, non ci si deve solo adattare di fronte alle difficoltà ma adattarsi bene.

E questo significa sì resistenza fisica, ma legata sempre ad un benessere psicologico di fondo.

In definitiva: il resiliente è colui che sa, più di ogni altro, quanto è cambiato come persona, nella propria vita, e quanto ancora potrà farlo, quindi è una persona consapevole e forte, che saprà affrontare tutte le difficoltà che la vita gli metterà di fronte.

Ti ricordiamo che il centro InStudio organizza video call personali per offrire supporto psicologico. Per maggiori informazioni ti invitiamo a scriverci un messaggio cliccando su questo link o a chiamarci con fiducia al numero 339 4876 813

1 commento
  1. dissegna Guido
    dissegna Guido dice:

    La resilienza in metallurgia e la resistenza all’urto e indica la tenacita dei materiali si misura in Jaule o Jaule su cm 2 e si esegue con il Pendolo CHARPY

    Rispondi

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