// First try loading jQuery from Google's CDN // Fall back to a local copy of jQuery if the CDN fails Lo Stress Scolastico delle Mamme | InStudio Trissino

Possiamo chiamarlo ‘stress scolastico delle mamme‘ ed è un fenomeno che merita attenzione e approfondimento.

Questo perché si tratta di uno stato diffuso, molto più di quanto possiamo immaginare, che se non viene ben compreso e affrontato può portare la mamma a vivere in modo difficile il rapporto di genitorialità, nonché il figlio a diventare insicuro e dipendente dalla sua figura in ambito scolastico e non solo.

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‘Come sarà la verifica?’ ‘A domanda aperta oppure a crocette?’ ‘L’ultima volta in classe l’insegnante non ha fatto il ripasso..e adesso come faccio?

Domande di questo tipo sono classiche, ci aspettiamo di trovarle in una chat di ragazzi o di ascoltarle mentre si scambiano delle conversazioni.

E invece, queste domande non vengono dai pensieri né dalla voce dei ragazzi, ma sempre più dalle mamme che spesso cercano aiuto, supporto e scambi di visione nelle chat dedicate.

“Con tutti questi compiti per casa dove trovo il tempo di studiare?”

“Devo anche fare lo schema! Però la mamma di Tonino dice che si va meglio con i riassunti, cosa faccio? “

Scambi di questo genere, oggi parecchio diffusi, dimostrano che le mamme stanno diventando più studentesse oggi di quanto non lo erano ai tempi delle medie e delle superiori e questo fenomeno merita di essere fotografato con attenzione.

Lo stress scolastico delle mamme si manifesta, infatti, con una serie di emozioni tipiche, che rivelano quanto le mamme si sentano come se fossero tornate sui banchi di scuola.

Sentono l’ansia delle verifiche e della preparazione.

Chattano con altre mamme alla ricerca di aiuto e supporto.

Si chiedono come sono organizzate con lo studio (loro) e con gli esercizi di matematica o di storia…

chat mamme scuola bambini

E i figli in tutto ciò cosa fanno?

Stanno a guardare!

Del resto non hanno alternative.

E a questa prima reazione ne segue un’altra: ad un certo punto i ragazzi troveranno naturale aspettare che sia la mamma a fare, a chattare, a creare gli schemi (o i riassunti), a sentirsi in ansia, a sentirsi più o meno preparata, ad agitarsi per una verifica, a non dormire la notte.

Pensiamo solo ad alcune delle affermazioni tipiche delle mamme che stanno vivendo lo stress scolastico dei figli e al posto dei figli:

A mio figlio non gliene frega niente della scuola..

Se fosse per lui non si studierebbe mai…

Se non gli organizzo io i compiti e gli dico cosa fare starebbe tutto il giorno con la play station

Non sa neanche quando ha le verifiche…

Per fortuna vedo tutto nel registro elettronico…

La domanda sorge spontanea: ma chi va a scuola, la mamma o il figlio?

E ora cerchiamo di approfondire.

Stress scolastico delle mamme: il Genitore Spazzaneve

Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva presso il Dipartimento di Scienze Bio-mediche dell’Università di Milano definisce ‘genitore spazzaneve‘ il genitore che invece di stare al fianco del figlio gli si mette davanti.

Come fa lo spazzaneve, spiana la strada e la prepara: pronta e pulita per essere attraversata in tutta sicurezza.

In ambito scolastico, questo fenomeno succede ad esempio quando la mamma dà assistenza concreta al bambino per fare i compiti a casa, anche quando l’aiuto non viene richiesto.

In questo caso dobbiamo fare molta attenzione, perché il messaggio che la mamma passa al figlio è il seguente: non credo che tu sia in grado di fare i compiti da solo, punto.

Il che è piuttosto ovvio, perché se la mamma reputasse il figlio in grado di fare i propri compiti, non si preoccuperebbe di farli lei, né di offrire aiuto, tanto più se non esplicitamente richiesto.

Pellai spiega che quando si verifica questo fenomeno, il genitore è guidato dall’ansia di sostenere la crescita dei figli e quasi si sostituisce a loro.

Le conseguenze di questo comportamento possono essere problematiche, per ambo le parti.

I figli, innanzitutto, non sono messi in condizione di imparare e rischiamo soprattutto di non imparare come apprendere, perché trovano i compiti fatti e quindi non lavorano per risolvere i problemi, per fare le ricerche, per sviluppare la loro cultura e la loro conoscenza.

Del resto chi glielo fa fare se trovano tutto, o quasi, già fatto da consegnare agli insegnanti il giorno seguente?

Non solo, l’aiuto non richiesto può indurli a diventare sempre più pigri, perché sanno di poter contare su una presenza pronta e costante, che è lì a risolvere i problemi al posto loro.

Va da sé che questo comportamento si può riflettere anche sulle scelte future di vita, inducendo i ragazzi a maturare difficoltà nel prendere le decisioni e anche nell’assumersi le proprie responsabilità.

Ma in questo articolo vorremmo toccare un po’ meno il ‘lato ragazzi’ e concentrarci sullo stress scolastico delle mamme, perché è da loro, in questo caso, che parte l’azione e da loro può essere interrotta per ristabilire il giusto equilibrio in ambito scolastico per i figli.

mamme stressate per la scuola

L’Adulto Allenatore

Per contrapporre una figura di chiara comprensione al ‘genitore spazzaneve’ potremmo usare la metafora dell’adulto allenatore.

L’allenatore, il bravo allenatore, mai si sognerebbe di fare gli esercizi o di giocare al posto dei ragazzi, perché non è di certo lui che scende in campo, ma i suoi allievi.

Il bravo allenatore conduce il bambino lungo un percorso e NON si pone come una persona che ha la sola priorità di raggiungere un certo obiettivo, qualunque esso sia.

Il bravo allenatore è la persona che sviluppa il potenziale di un ragazzo, che lo aiuta certamente a migliorare ma che gli fa provare in prima persona cosa significa praticare qualcosa.

In ‘prima persona’ è, in questo caso, la parola chiave.

Perché chi opera in prima persona può riuscire, capire, provare, anche fallire.

Perché il fallimento non deve essere demonizzato o visto come qualcosa di irreparabile, anzi, il fallimento o la mancata riuscita possono e devono essere letti come occasioni di crescita, che aiutano il bambino a comprendere i meccanismi scolastici e di conseguenza i meccanismi di vita.

A prendere coscienza che:

Non potrà mai essere tutto perfetto.

Non potrà mai essere tutto giusto.

Impossibile.

Se ai bambini non viene concessa la possibilità di provare e capire questo meccanismo, il rischio di far passare la perfezione (creata oltretutto dalla mamma) come qualcosa di normale è dietro l’angolo e può avere delle ripercussioni problematiche nel futuro del loro apprendimento, e non solo.

I genitori di oggi, dice infatti Pellai, fanno un monitoraggio costante dei compiti perché deve essere tutto perfetto e senza sbavature, mentre dovrebbero stare due passi indietro e soprattutto tollerare l’imperfezione e l’errore che sono tipici dell’età evolutiva e che permettono al bambino di crescere.

L’ansia del genitore per il bambino a scuola: la nostra esperienza a InStudio

Analizzando i nostri dati di InStudio possiamo dire di avere raggiunto maggiori risultati con chi si è affidato a noi per riorganizzare l’intervento della mamma nell’aiuto ai compiti.

Nella pratica, con i ragazzi che si sono rivolti a InStudio durante l’anno scolastico con un andamento negativo o comunque altalenante, siamo spesso intervenuti nel riorganizzare l’intervento della mamma nell’aiuto compiti ‘sostituendoci a lei’.

Per la mamma lasciare fare ad altri (esperti, altrimenti ci potrebbero essere ulteriori danni) non è facile, perché comporta la perdita di controllo sul figlio e fa inevitabilmente nascere dei sensi di colpa.

Certo, è difficile staccarsi e lasciare la responsabilità dei compiti ai figli, ma è necessario.

Ricerche condotte presso le Università della Finlandia orientale e di Jyvaskyla hanno rilevato, prendendo in considerazione bimbi della primaria dal secondo al quarto anno, che più le mamme davano ai figli opportunità per lavorare da soli per i compiti a casa, più i bambini diventavano tenaci per raggiungere il risultato.

Jaana Viljaranta, docente dell’Università della Finlandia orientale, afferma che una possibile spiegazione è legata al fatto che quando la madre dà al bambino l’opportunità di fare i compiti autonomamente, la mamma invia anche un messaggio: dimostra di credere nelle sue capacità.

Ora: l’esperienza pluriennale ci insegna che gli studenti con maggior successo a scuola sono quelli meno seguiti nella gestione dei compiti.

Questo fin dalla primaria, perché non si tratta di qualcosa legato all’età. Ai bambini della primaria viene dato un carico di compiti con difficoltà, che loro possono tranquillamente gestire in base alla loro età e a ciò che stanno facendo in classe.

Così alle medie inferiori e superiori, il carico di compiti è calibrato in base alla classe frequentata e agli argomenti affrontati in classe.

Gli studenti, quindi, dovrebbero essere autonomi fin da subito.

Non si può pretendere e non è giusto pretendere che lo diventino di botto alle medie o alle superiori, se negli anni precedenti sono stati sempre seguiti da genitori o ‘aiutanti’ che non hanno lavorato per l’autonomia dello studente.

Cosa fare allora?

State fermi!

È necessario invertire la rotta e, da parte dei genitori, comprendere questi meccanismi fin dalle elementari.

Questo significa non interferire con i compiti a casa del bambino.

Significa lasciarlo fare e lasciarlo sbagliare.

In fondo questo è il suo ‘lavoro’ e non gli verrà chiesto di fare cose non adatte al suo sviluppo cognitivo e alla sua età.

Questo non toglie che se ci sono difficoltà nella gestione dei compiti sia bene rivolgersi a professionisti.

Questi sapranno valutare il grado di difficoltà e avranno a disposizione strumenti corretti per poterla superare o compensare, lavorando con l’obiettivo primario di ottenere l’autonomia nella gestione dei compiti da parte dello studente.

Di questo ci occupiamo a InStudio e se vuoi ricevere maggiori informazioni chiamaci al numero 339 4876 813 o scrivici un messaggio cliccando su questa pagina di contatti.

P.S. È interessante notare che la comprensione dei meccanismi raccontati in questo articolo potrebbe essere un antidoto potente contro lo stress scolastico delle mamme.

Se invertiamo la rotta, i benefici non sono solo rivolti ai bambini o a ragazzi, ma alle mamme stesse, che possono migliorare la qualità della loro vita in termini di benessere emotivo e psico-fisico.